Movimento forense in protesta

Il Movimento Forense ha espresso, attraverso un comunicato stampa del 22 novembre, un deciso rifiuto nei confronti del cosiddetto “blocca-processi”, la misura inclusa nella Legge di Bilancio che prevede la possibilità di estinguere una causa civile in caso di mancato pagamento del contributo unificato. L’associazione si oppone anche all’eventualità di una versione “alleggerita” della norma, come quella che introdurrebbe il pagamento di un importo minimo del contributo quale condizione per proseguire l’azione legale.

La polemica attorno alla misura resta accesa, e il Movimento Forense si unisce alle proteste già avviate dalla categoria forense. L’associazione si dichiara contraria non solo alla formulazione attuale della norma, ma anche a qualsiasi ipotesi di compromesso, come emerso in un articolo pubblicato dal quotidiano Il Dubbio il 21 novembre. Tale articolo ipotizzava una mediazione che consentisse una soglia minima di pagamento, sotto la quale sarebbe applicata la sanzione di estinzione del processo.

Secondo la normativa proposta, il giudice avrebbe facoltà di dichiarare estinto il processo in caso di mancato pagamento o di imporre l’improcedibilità per le domande riconvenzionali, le chiamate in causa o le impugnazioni incidentali in caso di irregolarità nel pagamento del contributo. Tuttavia, il Movimento Forense considera incostituzionale questa previsione, anche se attenuata, perché colpirebbe in particolare i cittadini più svantaggiati, spesso esclusi dal Patrocinio a spese dello Stato.

Durante l’audizione presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato, la Presidente del Movimento Forense, Elisa Demma, ha evidenziato come una norma di questo tipo, benché possa apparire una soluzione rapida per ridurre il carico giudiziario, sia in realtà poco efficace e dannosa. “Subordinare l’accesso alla giustizia a un adempimento fiscale – ha dichiarato Demma – rappresenta una visione miope che non affronta le cause strutturali dei problemi della Giustizia civile e rischia di violare i principi costituzionali”.

Il comunicato stampa sottolinea che subordinare la prosecuzione di un’azione civile al pagamento del contributo, anche in forma ridotta, contrasta con il principio di uguaglianza sancito dall’art. 3 della Costituzione. Questo meccanismo, infatti, introdurrebbe una barriera economica che limita l’accesso alla giustizia in base al reddito, compromettendo così i diritti fondamentali dei cittadini.

Per il Movimento Forense, l’introduzione di una misura “blocca-processi” rappresenterebbe un grave rischio per la tutela dei diritti costituzionali e per la tenuta democratica del sistema giudiziario. “Rifiutiamo fermamente qualsiasi provvedimento che trasformi il contributo unificato, anche solo parziale, in una condizione di procedibilità”, ha concluso la Presidente Demma.

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